Informazioni sull'import export di sementi e sui volumi di acquisto e vendita online di semi.

2.12.06

Agricoltura libanese in ginocchio. Carenza di sementi.

In Libano si fanno ancora i conti per capire quant'è costata la guerra in termini economici. Secondo un rapporto della Fao diffuso oggi, i danni e le perdite all’agricoltura, alla pesca e al settore forestale causati dalle ostilità della scorsa estate ammonterebbero a 280 milioni di dollari. Il conflitto ha colpito il settore agricolo in modo diretto, per via dei bombardamenti che hanno danneggiato o distrutto le coltivazioni, gli allevamenti e le attrezzature agricole. Ma molto più grave, secondo la Fao, è stato l’impatto economico indiretto del conflitto in termini di perdita dei mercati e di posti di lavoro.I bombardamenti hanno avuto come bersaglio principalmente il sud del Libano e i sobborghi sud di Beirut, aree tra le più povere del paese. Nel Libano meridionale, l’agricoltura rappresenta quasi il 70 per cento delle fonti di reddito delle famiglie. Le perdite maggiori sono attribuite all’impossibilità di accedere ai campi durante il conflitto, che ha coinciso con un momento cruciale per il raccolto di alcune coltivazioni destinate all’esportazione (soprattutto frutta e patate). Secondo il rapporto, buona parte della produzione di quest'anno è rimasta a marcire nei campi. Per di più, molti campi agricoli saranno inutilizzabili fiché non verranno rimosse le bombe inesplose. Questa è la situazione per il 25 per cento della terra coltivata del sud del Libano, dove il totale delle perdite finanziarie del settore agricolo ammonta a circa 232 milioni di dollari. Ingenti danni, per il Libano, si registrano anche nei settori dell'allevamento (22 milioni), della pesca (9,7) e in quello forestale (16). Per sostenere la popolazione libanese, la Fao sta cercando 17 milioni di dollari che serviranno a distribuire sementi, piante e fertilizzanti ai contadini che si erano indebitati contando sul raccolto per ripagare le somme ricevute in prestito. Secondo l’agenzia Onu, queste attività devono però essere svolte in stretto coordinamento con le autorità addette allo sminamento. Altri interventi prevedono la ditribuzione di capi di bestiame, foraggio e prodotti veterinari agli allevatori, la ricostruzione delle strutture per la pesca e la mappatura dei danni forestali.

26.11.06

In calo le vendite di sementi di mais

Le superfici coltivate a mais in Italia, nel 2006, si sono complessivamente attestate tra destinazione a granella e per insilato su circa 1.180.000 ettari, con una contrazione di 60-70.000 ettari rispetto alla campagna precedente. Lo comunica l'AIS - Associazione italiana sementi, rendendo noti i risultati di una indagine condotta tra le aziende sementiere del settore maidicolo. Il dato elaborato dalle vendite di sementi - sottolinea l'AIS - dovrebbe consentire di avere un'idea più precisa sui reali investimenti nazionali e sulle produzioni effettivamente disponibili sul mercato, visto che le statistiche ufficiali e le stime da altre parti diffuse non sono affatto convincenti. L'indagine AIS sulle sementi di mais ha visto quest'anno anche un approfondimento, elaborato su una quota del mercato delle sementi, circa la destinazione della produzione e le classi di maturità. E' emerso che viene destinato alla produzione di granella il 75% circa della superficie maidicola, mentre alla produzione di insilato il restante 25%. Per quanto riguarda invece il diverso grado di precocità dei materiali coltivati, il mercato si suddivide tra varietà medio-precoci (classi FAO 200, 300 e 400) con circa il 19%, varietà medio-tardive (classi FAO 500 e 600) con il 60% e varietà tardive (classe FAO 700) con il 21%. E' la seconda campagna consecutiva, dopo la riforma PAC avviata nel 2004, che la superficie maidicola in Italia subisce una contrazione. Ed il sensibile aumento con le recenti semine autunnali delle superfici a frumento, soprattutto nelle Regioni del Nord, non lascia grande spazio per un eventuale recupero del mais nella prossima campagna.

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15.11.06

Impiego di sementi nell'agricoltura biologica

L'agricoltura biologica comporta l'utilizzo di sementi ottenute secondo metodi biologici.
Affinché gli agricoltori e le aziende possano più facilmente reperire sementi prodotte secondo metodi biologici, gli Stati membri devono istituire una base dati on line nella quale i fornitori di sementi possano registrare le sementi e i tuberi-seme di patate, prodotti secondo il metodo di coltivazione biologico, che intendono immettere sul mercato.
Qualora non siano disponibili sementi della specie che un coltivatore biologico desidera produrre o non siano disponibili varietà adeguate, è possibile chiedere all'organismo di controllo una deroga per poter utilizzare sementi di tipo non biologico.
Per le specie per le quali in futuro saranno disponibili quantitativi sufficienti di sementi ottenute con metodo biologico non dovrebbe essere autorizzata l'utilizzazione di sementi e di tuberi-seme di patate non ottenuti con il metodo di produzione biologico. Sarà quindi fissato quanto prima possibile un elenco delle specie escluse dal campo di applicazione della deroga.
In attesa che siano adottati criteri adeguati a livello comunitario, le disposizioni applicabili ai materiali di riproduzione vegetativa diversi dai tuberi-seme di patate sono lasciate a discrezione degli Stati membri.

Controlli sul riso importato

Dopo la scoperta di riso importato dagli Usa contenente Ogm non autorizzati, sono scattati in Europa i “contro-test” alle dogane o “punti d’ingresso” su ogni partita di riso "long grain" proveniente dagli Stati Uniti per verificare la veridicità della certificazione OGM - free rilasciata dalle autorità americane.Lo dispone un provvedimento comunitario, accolto con positività nei commenti di Diego Furia, direttore della Coldiretti di Novara e Vco, il cui territorio costituisce una delle maggiori realtà risicole italiane (foto Novara).
“E’ un provvedimento teso a garantire trasparenza e sicurezza ai consumatori, in grado di dissipare paure latenti che possono solo far male al mercato e, di riflesso, alle nostre imprese” dice Furia.“Coldiretti ha sempre sostenuto la necessità di misure di trasparenza sulle etichette delle confezioni di riso, e ciò per evidenziare soprattutto la grande qualità del nostro prodotto nazionale, il migliore d’Europa e del mondo: ora, ai consumatori, va rinnovato l’invito a scegliere riso “made in Italy” così da portare in tavola, senza alcun timore, “trasparenza, qualità, rintracciabilità e sicurezza alimentare”… tutto in un semplice chicco di riso”.Ma torniamo ai controlli comunitari: la decisione, già operativa, è stata assunta dal Comitato permanente per la Catena alimentare e la salute degli animali, su proposta della Commissione europea: l’arrivo di riso contaminato in diversi Stati Europei (Francia, Svezia, Germania, Austria, Gran Bretagna) ha dimostrato la particolare gravità e dimensione dell'allarme, sul quale va ad innestarsi anche il ritardo con cui le autorità Usa hanno fornito informazioni all'Unione Europea e dalla recente scoperta di false dichiarazioni Ogm-free, rese in America e richieste dalla Commissione Ue per arginare il fenomeno. Situazione complessa, dunque, che gli stessi agricoltori statunitensi hanno riconosciuto con la decisione di citare in giudizio la società produttrice delle sementi contaminate da Ogm: i maggiori danni subiti dai produttori Usa sono imputabili al blocco delle importazioni di riso americano da parte delle autorità giapponesi, che dopo l’insorgere dell’anomalia ha di fatto chiuso i mercati.La speranza di tutti è che possa così finalmente chiudersi una vicenda iniziata da parecchio tempo, ovvero dal 31 luglio scorso quando la società Bayer, produttrice del riso Ogm LLRICE601 non autorizzato, ha informato le autorità statunitensi che solo qualche giorno dopo lo hanno comunicato alla Commissione Ue.E’ stata così varata la norma che obbliga alla presentazione di una certificazione che garantisca l'assenza di ogm per tutte le importazioni di riso mentre ora, con i contro-test, ci sarà un elemento di sicurezza in più a garantire i mercati e i consumatori europei.“Ma il vero obiettivo – conclude il direttore Furia – è giungere presto alla definizione dell’Igp “Valle del Po” per il prodotto degli oltre 200 comuni di Piemonte e Lombardia produttori di un riso che sarà certificato e promosso come essenza della qualità e della rintracciabilità italiana.L’Iter sta attraversando ora le necessarie fasi burocratiche, poi davvero si potrà scrivere una nuova, importante pagina nella storia più che secolare della nostra risicoltura”.

Nasce il Manifesto liberi da ogm

No agli Ogm, difesa delle tradizioni, delle biodiversità, della cultura e del territorio. Sono questi i valori dell'agricoltura e dell'agroalimentare italiano che guarda al futuro fissati nel manifesto promosso dal Consiglio dei Diritti Genetici di Mario Capanna, sottoscritto da 18 organizzazioni, rappresentanti del mondo agricolo, di quello ambientalista, dell'artigianato, della grande distribuzione, dei consumatori e della scienza, presentato ieri a Roma, e al quale ha aderito oggi il ministro delle politiche agricole Paolo De Castro.«L'obiettivo – ha spiegato Capanna – è quello di riportare l'agroalimentare e l'agricoltura al centro dello sviluppo. È tempo infatti - ha detto - che il settore primario torni a ricoprire un ruolo centrale in Italia con una conseguente rimodulazione degli impegni di spesa e di quelli politici del Governo». La lotta agli Ogm è il capitolo più vicino da affrontare. La prima tappa per il cartello delle 18 organizzazioni è quella di premere sul governo perché si opponga all'emendamento Ue che ammetterebbe una contaminazione ogm anche nelle coltivazioni biologiche. «Proprio questo emendamento fa saltare l'altarino della tanto sbandierata possibilità di coesistenza fra colture ogm e non ogm» attacca Campana. Per le organizzazioni che aderiscono al manifesto, il governo non deve limitarsi a votare contro ma deve trovare alleanze vincenti contro gli Ogm. Oggi la coalizione liberi da Ogm si è autoconvocata al Ministero delle politiche agricole, forestali e alimentari per affrontare i problemi connessi alla normativa comunitaria sugli ogm. E l’incursione ha portato buoni frutti. Tolleranza zero sugli Ogm nel biologico e adesione al manifesto programmatico sugli Ogm. È quanto ha dichiarato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Paolo De Castro, intervenendo agli Stati generali della coalizione Liberi da Ogm che si sono riuniti per discutere della proposta di regolamento del Consiglio europeo, relativo alla produzione e all'etichettatura dei prodotti biologici che dovrebbe sostituire il regolamento esistente, in vigore dal 1991. Fin dalla prima versione, rileva il Consiglio dei diritti genetici, nel regolamento è stato introdotto il principio secondo il quale ai prodotti biologici verrebbero applicate le stesse soglie di contaminazione da Ogm stabilite per i prodotti convenzionali, ovvero lo 0,9%.«Su questo daremo battaglia – ha aggiunto De Castro – anche per quanto riguarda le sementi e se riusciamo a togliere dal campo i frankenstein-food faremo già dei passi avanti, unire il mondo animale e vegetale è eticamente scorretto e su questo potremo trovare condivisione anche del mondo cattolico, si può ragionare, invece, sugli Ogm si seconda generazione, intraspecie». Ora, l'ampio schieramento di forze che si è messo in moto conta su «impegni e comportamenti del governo italiano - ha commentato Mario Capanna - sia a Roma che a Bruxelles». E proprio in sede comunitaria, il ministro auspica che sarà possibile fare passi avanti, in particolare sotto la presidenza tedesca, dalla quale «riceveremo una mano» come ha spiegato De Castro che ha incontrato ieri il ministro dell'agricoltura tedesco Horst Seehofer.

20.10.06

Agribosco: l'antica tradizione umbra a tavola

da GreenPlanet
Questa è Agribosco e tali sono i principi che guidano l'azienda, modellata per garantire ai propri clienti la provenienza delle materie prime utilizzate e l’assoluta professionalità e cura di ogni fase del processo produttivo. Cereali secchi, legumi secchi e farine macinate a pietra, confetture e composte di frutta, legumi pronti in vaso di vetro, creme per condimenti, ma soprattutto il farro, un cereale antico e ricco di proprietà: questi i prodotti principali di un'azienda che ha i propri stabilimenti produttivi e di stoccaggio a Sigillo in provincia di Perugia, all’interno del Parco Naturale del Monte Cucco, una delle zone più belle e incontaminate d’Italia, e che opera nell'ambito del Consorzio Agrobiologico Agribosco, composto da 91 agricoltori di Umbria, Marche, Toscana, Piemonte e Lombardia. Le sementi utilizzate dai coltivatori del Consorzio vengono fornite e garantite dalla Agribosco che cura anche il progetto “Sementi Antiche”, ovvero la cura e la valorizzazione delle sementi originarie dell'Umbria e quindi della sua biodiversità. “Con la collaborazione scientifica di diversi istituti di ricerca di fama internazionale” dice Marzio Presciutti Cinti, direttore generale di Agribosco “siamo riusciti a portare in purezza più di 700 varietà di Farro Triticum Dicoccum originario delle valli umbre. Successivi studi condotti in collaborazione con l'università di Perugia ci hanno permesso poi, di selezionarne 6 varietà che, grazie all'ausilio di test salutisco-nutrizionali, hanno rivelato ottimi indici glicemici e di svuotamento gastrico, e quindi un'ottima capacità di favorire l'assobimento di zuccheri e la digestione. Il nostro obiettivo è combattere il sempre più dilagante problema delle intolleranze e delle allergie alimentari, che possono trovare origine proprio nella modificazione della struttura proteica e glutinica del seme”. Questo importante lavoro trova la sua sintesi con la Carta d'Identità del prodotto, posta proprio sul fronte etichetta. Nella Carta d'Identità è riportato il nome del coltivatore socio del Consorzio, il luogo di coltivazione e la quantità realizzata per quel lotto. Inoltre la filiera di produzione è certificata secondo lo standard UNI 10939-2001, un insieme di regole estremamente dettagliate che garantiscono il consumatore non solo sulla provenienza del prodotto, ma anche su tutte le lavorazioni intermedie che le materie prime subiscono, dal campo fino ad arrivare al prodotto finito. L'ultimo nato in casa Agribosco si chiama Agri-Bio-Pellet, una novità assoluta nel campo delle fonti alternative di ricaldamento. E' sempre più diffusa infatti, negli ultimi tempi l'utilizzo di caldaie domestiche o condominiali alimentate a pellet. Sotto questo aspetto Agri-Bio-Pellet rappresenta l'unica alternativa biologica del settore. I pellet in questione infatti, sono realizzati esclusivamente con pule, crusche e cereali provenienti da agricoltura biologica. “Questo è solo uno dei tanti momenti del nostro lavoro che si basa essenzialmente sul rispetto assoluto per i cicli della natura e che ci ha condotto a sviluppare l’agricoltura biologica nelle aree più verdi e incontaminate del centro Italia” dice Marzio Presciutti Cinti “lontano dalle grandi aree indistrializzate e di coltivazioni intensiva e convenzionale del terreno. Così facendo cerchiamo di dare il nostro contributo per evitare l’abbandono delle campagne ridando valore ad un prodotto autentico e puro. Tutta la nostra organizzazione è orientata al raggiungimento di due obiettivi primari: la qualità dei prodotti e l'efficienza dei processi, eliminando sprechi e diseconomie che nuocerebbero inevitabilmente al consumatore”.
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16.9.06

DuPont e Bunge: collaborazione per produzione delle sementi da applicazioni industriali

Amana, Iowa, USA, 15 settembre 2006 – DuPont e Bunge hanno deciso di estendere la loro collaborazione, nata per i prodotti alimentari e nutrizionali a base di soia, alle applicazioni industriali, ai biocarburanti e non solo.
"Nei tre anni di collaborazione, abbiamo assistito all'incremento esponenziale dell'interesse del mercato per i biocarburanti e i settori industriali e alimentari. Siamo fortemente impegnati a immettere i nostri prodotti sul mercato, cosi da rispondere alla crescente domanda del settore", afferma Erik Fyrwald, group vice president, DuPont Agriculture & Nutrition.
Cosi Carl Hausmann, president e CEO, Bunge North America: "Detta collaborazione unisce il know-how e le risorse dei due leader del mercato estendendole a tutta la catena del valore dell'industria dei semi di soia. Siamo lieti del successo ottenuto dal nostro olio di semi di soia a basso tenore linolenico che soddisfa i clienti del settore alimentare, alla ricerca di un'alternativa ai grassi trans. Siamo entusiasti del potenziale dei nuovi prodotti a base delle sementi di soia che, forti del successo nel settore alimentare, ci consentiranno di servire meglio anche l'industria del biodiesel a base di soia, settore in rapida crescita".
DuPont e' impegnato a offrire nuove tecnologie per il crescente mercato dei biocarburanti, fornendo migliori sementi e soluzioni per la protezione dei raccolti; sviluppare nuove tecnologie per consentire la conversione della cellulosa in biocarburanti, e realizzare biocarburanti di nuova generazione, fra cui il biobutanolo. Oltre a sviluppare sementi ibridi di mais per l'etanolo, Pioneer Hi-Bred International, Inc., affiliata di DuPont, ha in atto la caratterizzazione delle varieta' di semi di soia con marchio Pioneer® in base al tenore di olio al fine di determinarne l'impatto sulla produzione di biodiesel.
Il lancio del marchio Treus™Per sancire l'ampliamento della loro collaborazione, DuPont e Bunge intendono lanciare Treus™, il nuovo marchio della famiglia di prodotti a base di soia, nata da tale partnership, che offre maggiore potere nutritivo, nonche' migliore sostenibilita' e funzionalita'.
L'olio di semi di soia a basso tenore linolenico estratto da varieta' di semi di soia con marchio Pioneer®, precedentemente commercializzato con il nome di Nutrium Low Linolenic Soybean Oil, sara' ora distribuito con il nome Treus™ Low Linolenic Soybean Oil.Valide opportunita' per gli agricoltori
DuPont e Bunge si sono aggiudicate una solida posizione nel mercato in espansione dei semi di soia a basso tenore linolenico. La collaborazione, che sta generando valide opportunita' per gli agricoltori, rappresenta una fonte affidabile di produzione d'olio di alta qualita' per soddisfare la domanda delle aziende alimentari che desiderano ridurre o eliminare i grassi trans dai loro prodotti.
Gli ettari coltivati a semi di soia a basso tenore linolenico Pioneer® sono passati da 14.164 nel 2005 a quasi 80.938 nel 2006; nel 2007, e' previsto un ulteriore deciso aumento delle coltivazioni al fine di soddisfare la crescente domanda della clientela. Da una ristretta zona di coltura nello Iowa creata nel 2005, l'area coltivata si e' estesa di anno in anno e si prevede che per la stagione 2007 coprira' otto stati, ovvero Iowa, Illinois, Indiana, Ohio, Michigan, Missouri, Pennsylvania e Wisconsin.
Inoltre, Pioneer continua a estendere la propria gamma di varieta' di semi di soia a basso tenore linolenico della sua linea di prodotti ad alte prestazioni. Fra le novita' per il 2007 vi sono molte nuove varieta' coltivabili in aree geografiche piu' estese con tempi di maturazione diversi.
Le varieta' di semi di soia con marchio Pioneer fanno parte del programma Pioneer IndustrySelect®, che aiuta gli agricoltori a selezionare gli ibridi o le varieta' specifiche per gli usi finali desiderati.Bunge sostiene attivamente la rapida crescita della domanda di olio di semi di soia a basso tenore linolenico estratto dai semi di soia a basso tenore linolenico con marchio Pioneer. Nel 2005, la societa' ha infatti soddisfatto gli impegni produttivi nei confronti delle societa' alimentari ed e' attualmente in linea con gli obiettivi prefissati per il 2006. I prodotti in fase di sviluppo.
L'olio di semi di soia a basso tenore linolenico e' stato il primo prodotto lanciato dalle due societa'; in fase di sviluppo vi sono ora alcuni prodotti a base di olio e farina di semi di soia, fra cui gli oli ad alto tenore oleico e oli ad alto tenore sia oleico che stearico.
I prodotti ad alto tenore oleico e ad alto tenore oleico/stearico offrono notevoli vantaggi alle aziende di trasformazione alimentare e alle industrie. L'olio ad alto tenore oleico/stearico fornira' alle aziende alimentari un ingrediente da forno ad alto tenore di materie solide e a basso contenuto di grassi trans per i cibi confezionati che richiedono maggiore shelf life come biscotti, cracker e cereali.
Inoltre, l'olio ad alto tenore oleico offre a ristoratori e aziende alimentari un prodotto a basso contenuto di grassi trans e migliori proprieta' di frittura. L'olio ad alto tenore oleico presenta caratteristiche funzionali per l'industria che consentono di sviluppare dei prodotti da fonti rinnovabili ed ecocompatibili in alternativa a quelli a base di petrolio.
I ricercatori di Pioneer stanno sviluppando delle varieta' di semi di soia per la produzione di farine a piu' alto contenuto di amminoacidi per una piu' efficiente produzione alimentare. L'incremento della produzione di biodiesel determina una superiore disponibilita' di farine di semi di soia, cio' che sottolinea l'importanza di migliorare la qualita' delle farine di soia.
La Bunge e DuPont Biotech Alliance e' stata istituita nel 2003. Le societa' hanno inoltre creato The Solae Company, una joint venture volta a migliorare i prodotti a base di soia per quanto riguarda gusto e proprieta' nutrizionali. Solae, con sede a St. Louis, registra ricavi annui superiori a 1 miliardo di dollari (USA).
Bunge North America (www.bungenorthamerica.com), filiale nordamericana di Bunge Limited (NYSE: BG), e' una societa' di ingredienti per alimenti e mangimi che fornisce materie prime agricole e prodotti lavorati, nonche' ingredienti per alimenti speciali a una vasta gamma di aziende operanti nel settore dell'allevamento di bestiame, pollame, trasformazione alimentare, ristorazione e prodotti da forno.
Con sede a St. Louis, Missouri, Bunge North America e le sue filiali dispongono di silos, impianti di lavorazione di semi da olio, raffinerie per oli commestibili e impianti di packaging, nonche' mulini a secco per il mais negli Stati Uniti, in Canada e in Messico.
Pioneer Hi-Bred International, Inc., affiliata di DuPont, e' il maggiore produttore mondiale di soluzioni ad hoc per agricoltori, allevatori e trasformatori di granaglie e semi da olio. Con sede a Des Moines, Iowa, Pioneer offre avanzate soluzioni di fitogenetica e di protezione e qualita' dei raccolti a clienti sparsi in quasi 70 Paesi del mondo.
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4.9.06

Scambi commerciali di sementi tra Romania e Cina

Il volume degli scambi commerciali di sementi tra Cina e Romania potrebbe superare nel 2006 i due miliardi di dollari; di questi, 250 - 300 milioni potrebbero essere coperti dall'export romeno. Lo afferma Radu Zaharia, capo del direttorato generale per le Relazioni Bilaterali del Ministero dell'Economia e Commercio (MEC) nell'ambito del forum Romania-Cina.
Nel periodo gennaio-giugno, sono stati registrati scambi commerciali del valore di 995.1 milioni di dollari; la quota delle esportazioni romene è stata di 102.5 milioni. Il rappresentante del Ministero del Commercio cinese, a Bucarest insieme ad una delegazione di 11 rappresentanti istituzionali e 22 uomini d'affari ha dichiarato che le autorità cinesi sono interessate a diversificare la gamma dei prodotti sementieri commercializzati con la Romania, rendendo il Paese un elemento importante nella promozione delle relazioni della Cina con l'Europa.
Il momento più importante del forum è stata le firma di sette accordi di cooperazione tra aziende romene e cinesi. il valore totale di questi contratti è stato di 80 milioni di dollari, 53 dei quali rappresentano contratti effettivamente firmati, il resto coperto dal lettere di intenti e accordi preliminari bilaterali. I contratti si focalizzano anche sulla fornitura dell'acciaio, sui prodotti chimici, sulla cellulosa ed, ovviamente, delle sementi.

1.9.06

Sementi per olio

Le differenze tra i vari tipi di sementi per oli vegetali (ricavati soprattutti dai semi e quindi chiamati anche oli di semi) riguarda principalmente la composizione in acidi grassi. La maggior parte degli oli vegetali contengono in prevalenza grassi mono e polinsaturi, e pochi grassi saturi, fanno eccezione gli "oli tropicali" che invece contengono una grossa percentuale di grassi saturi.
La composizione in acidi grassi dell'olio di semi non varia solo da specie a specie, ma dipende anche dalle condizioni climatiche e dal tipo di terreno. Essa può anche essere variata modificando geneticamente i semi delle piante.
Olio di semi di arachide
Questo olio è estratto dai semi della pianta Arachis hypogaea della famiglia delle leguminose. Ha una composizione in acidi grassi simile a quella dell'olio di oliva, poiché contiene molti acidi monoinsaturi e pochi polinsaturi. Questa caratteristica lo rende piuttosto stabile alle alte temperature, per questo motivo è adatto per friggere.
Olio di semi di girasole
È estratto dai semi di Helianthus annuus della famiglia delle Composite. La coltivazione del girasole è tipica dell'est europeo, ma negli ultimi anni si è estesa anche in Europa e in Italia. L'olio di semi di girasole contiene una percentuale molto elevata di grassi polinsaturi, in particolare l'acido linoleico (fino al 75%), e una notevole quantità di vitamina E (68 mg / 100 gr). Va facilmente incontro a irrancidimento a causa dell'elevato grado di insaturazione, quindi non è indicato per cucinare e friggere, e andrebbe conservato in frigorifero in bottiglie opache. Esistono oli di girasole ottenuti da piante geneticamente modificate che hanno un contenuto di acidi grassi modificato a favore di quelli monoinsaturi: vengono utilizzati per friggere, soprattutto nel Nordamerica, grazie alla maggior stabilità alle alte temperature.
Olio di semi di lino
È estratto dai semi della pianta Linum usitatissimum, molto utilizzata fino a qualche decennio fa per produrre capi di abbigliamento. A differenza degli altri oli vegetali, ricchi di grassi omega 6, l'olio di lino è molto ricco di acido linolenico, il capostipite dei grassi omega 3. Ne contiene fino al 58%: per soddisfare il fabbisogno giornaliero di grassi omega 3 ne bastano solamente 6 grammi al giorno! L'acido linolenico è il più delicato tra gli acidi grassi: si ossida molto facilmente e di conseguenza il processo di estrazione dell'olio di lino deve essere fatto accuratamente, possibilmente in assenza di aria e a temperatura controllata. Fino a qualche anno fa l'olio di lino spremuto a freddo veniva prodotto esclusivamente con il metodo Baglioni, a temperatura controllata, per lo più da piccole aziende biologiche. Ora che il consumo è aumentato le aziende più grandi hanno adottato metodi molto meno delicati nei confronti del prodotto, che viene portato a temperature molto più alte che possono ossidare l'acido linolenico. Inoltre nessun produttore propone confezioni totalmente opache che proteggano l'olio dalla luce; nessun negoziante lo conserva in frigorifero per proteggerlo dalla temperatura. La probabilità di trovare un prodotto veramente fresco, quindi, è molto bassa. Consigliamo quindi di evitare il consumo di olio di lino, a meno di non approvvigionarsi direttamente dal produttore, assicurandosi che utilizzi il metodo Baglioni e che conservi in frigorifero l'olio così prodotto.Il prodotto va conservato in frigorifero in bottiglie scure, e va consumato nel giro di qualche settimana. Ha un sapore caratteristico di noce, leggermente amarognolo. Quando irrancidisce prende un sapore sgradevole di pesce.
Olio di semi di mais
È estratto dai germi dei semi di Zea mais, una graminacea tipica del Nordamerica, coltivata anche in Italia. Ha una composizione simile a quello di girasole, molto ricco di acido linoleico e vitamina E.
Olio di semi di soia
Si ricava dai semi delle numerose varietà di soia, una leguminosa originaria dell'Asia. È un olio più completo poiché contiene entrambi gli acidi essenziali, linoleico (50% circa) e linolenico (8% circa). 20 grammi di olio di soia non raffinato soddisfano il fabbisogno giornaliero di entrambi i grassi essenziali. Anch'esso andrebbe conservato in frigorifero, in bottiglie opache.
Olio di semi di colza
Si ricava dai semi di Brassica napus oleifera e di Brassica campestris, della famiglia delle crucifere. L'olio che si ottiene contiene una notevole quantità di acido erucico, una sostanza che viene metabolizzata con difficoltà dal nostro organismo umano e che si accumula nei grassi del muscolo cardiaco, causando alterazioni. La legge impone che nell'olio di semi vari e nelle margarine non sia presente una quantità maggiore al 5% di acido erucico. Dato che l'acido erucico è di fatto un veleno per il nostro organismo, perché consentirne l'uso anche solo di una piccola percentuale? La risposta è di carattere economico: l'olio di colza costa poco e il suo uso è molto diffuso negli oli e grassi utilizzati dalle industrie alimentari.
Olio di semi di sesamo
È estratto dai semi di Sesamum indicum, è caratterizzato da una eguale percentuale di acido oleico e linoleico (40% circa). Ha un odore e un sapore caratteristici, viene utilizzato in molte preparazioni della cucina orientale.
Oli tropicali
Sono gli oli derivati dalla palma da cocco. Al contrario degli altri oli vegetali, tutti molto ricchi di grassi mono e polinsaturi, questi oli sono ricchissimi in grassi saturi, caratteristica peculiare dei grassi di origine animale. Non si trovano in vendita per uso alimentare, ma sono molto utilizzati dall'industria alimentare (sotto la dicitura "oli vegetali") poiché sono economici e consentono ai prodotti di durare a lungo, proprio grazie alla scarsa presenza di grassi insaturi. Sono molto utilizzati dai ristoranti come olio di frittura, per le ottime caratteristiche di stabilità, di cui spesso si abusa: gli alimenti fritti con l'olio di palma sono accettabili (dal punto di vista organolettico) anche dopo una settimana di utilizzo intensivo!I grassi saturi, come è risaputo, sono più dannosi per la salute del cuore e delle arterie rispetto ai mono e polinsaturi. In realtà solo i grassi saturi a catena lunga alzano in modo sensibile i valori di colesterolo nel sangue, non quelli a catena media: non tutti gli oli tropicali sono dannosi per le arterie!
Olio di palma
È estratto dal frutto della palma, Elaeis giuneensis, è caratterizzato da un notevole contenuto di grassi saturi a catena lunga, in particolare palmitico, lo stesso contenuto nel burro. È l'olio vegetale più dannoso per il cuore e le arterie, proprio a causa dei grassi saturi a catena lunga.
Olio di palmisti
È estratto dai semi della palma, Elaeis giuneensis, anch'esso contiene molti grassi saturi ma a differenza dell'olio di palma questi sono a catena corta, soprattutto laurico e miristico, molto meno dannosi per le arterie del palmitico.
Olio di cocco
È estratto dalla polpa delle noci di cocco, è ricchissimo in acidi grassi a catena media (MCT), e quindi, come l'olio di palmisti, non rappresenta un pericolo per il cuore e le arterie.