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21.7.06

Agricoltura mediterranea – Prove di «complementarietà»

L'agricoltura dell'area mediterranea sta crescendo velocemente e pone da tempo problemi di mercato. La parola «magica» per affrontare questi nodi ed evitare che diventino tensioni è la «complementarietà». Accolta con non poche perplessità, ormai è ritenuta l'unica soluzione capace di impedire una rovinosa guerra commerciale tra le agricolture dei Paesi mediterranei. Frutta e ortaggi sono i prodotti tipici della regione ed il loro naturale mercato di sbocco sono i Paesi nordeuropei. Ma l'accesso, oltre ad essere reso difficoltoso da un intrico di norme doganali, sanitarie e commerciali, è controllato da importatori la cui forza contrattuale è di gran lunga superiore a quella dei produttori. In condizioni di inferiorità si trovano soprattutto i Paesi nordafricani e mediorientali, costretti sia a farsi concorrenza fra loro, sia a competere con i Paesi della riva europea, in particolare Spagna, Italia e Grecia. Già oggi pesante, la situazione minaccia di diventare esplosiva dal 2010, con l'istituzione della zona di libero scambio (Zls) prevista dalla Conferenza di Barcellona del 1995. In questa prospettiva, la complementarietà appare la sola alternativa alla competizione selvaggia. Realizzarla, però, non è semplice. Occorre organizzare l'attività produttiva affinché l'arrivo dei prodotti sul mercato sia scaglionato in tempi corrispondenti all'andamento della domanda, in modo da evitare che l'offerta si concentri nei medesimi periodi e, risultando eccessiva, provochi la caduta dei prezzi alla produzione. Non è sufficiente, però. Occorre anche che i prodotti abbiano caratteristiche corrispondenti agli standard internazionali sia di qualità, sia igienico sanitari, sia di presentazione commerciale. Emerge con evidenza, quindi, la necessità di un profondo ammodernamento dell'attività produttiva nei Paesi Terzi Mediterranei (Ptm), con l'adozione di metodi agronomici che consentano di valorizzare le tipicità, migliorare la qualità e garantire la salubrità dei prodotti grazie all'applicazione di tecniche di produzione integrata, cioè a basso impiego di fitofarmaci ed a basso impatto ambientale. Indispensabili appaiono sia la riorganizzazione dell'approvvigionamento dei mezzi di produzione (piante, sementi, concimi, fitofarmaci), sia l'organizzazione della gestione post raccolta (stoccaggio, condizionamento, calibratura, refrigerazione, imballaggio), sia la realizzazione dei marchi commerciali e di etichettature che assicurino la tracciabilità, cioè l'indicazione dei principali passaggi del prodotto, dal campo al banco di vendita. In pratica si tratta di allestire, per ogni prodotto, l'intera filiera. La collaborazione tra operatori privati è decisiva, ma potrà risultare efficace solo nell'ambito di accordi internazionali tra istituzioni politiche ed organismi associativi. Su questo terreno la Puglia è all'avanguardia, con due importanti progetti di cooperazione con l'Egitto, uno già in corso, l'altro pronto a partire. Nell'ambito del Corridoio Verde italo-egiziano, finanziato con la riconversione dei debito dell'Egitto verso l'Italia, è stato predisposto un progetto sperimentale che ha come protagonisti la Confcooperative di Puglia e l'ente egiziano che sta realizzando il programma di sviluppo rurale della Noubaria occidentale, un'area di 14mila ettari su cui sono stati costruiti 19 villaggi con una popolazione complessiva di 70mila abitanti. A fornire supervisione ed assistenza tecnica al progetto, che ha preso il via nel febbraio scorso e si concluderà entro il prossimo dicembre, sono l'Ambasciata d'Italia al Cairo e l'Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari del Ciheam. Finalità del progetto è la produzione in Noubaria di ortaggi e frutta che la Confcooperative di Puglia importerà in Italia e distribuirà sul mercato europeo. Gli accordi stipulati comprendono anche una stretta collaborazione tra i tecnici locali e quelli delle cooperative pugliesi partner. Il primo prodotto in arrivo è l'uva di varietà apirene (cioè senza semi), che sarà importata (e venduta in Europa) fino a quando non sarà pronta per il mercato l'uva da tavola italiana. Il secondo progetto è ancora più complesso ed impegnativo ed è stato promosso nell'ambito del Programma di sostegno alla Cooperazione Regionale con i Paesi della riva Sud del Mediterraneo e con quelli dei Balcani occidentali dalla Regione Puglia, che si propone come capofila di un gruppo di Regioni italiane dal Friuli Venezia Giulia alla Calabria, dal Veneto alla Campania, dall'Emilia Romagna alla Basilicata, dal Lazio alla Sicilia, dalla Toscana all'Abruzzo ed alla Sardegna. All'attuazione parteciperanno l'Iam di Bari, l'Università di Bari, l'Università di Foggia e le organizzazioni professionali. Partner egiziani saranno il Ministero dell'Agricoltura, il Ministero del Commercio Estero, l'Unità di implementazione dell'Accordo di Associazione ed i Governatorati dei territori nella zona del Delta del Nilo (Damietta ed Alessandria) scelti per la localizzazione degli interventi. L'attuazione richiederà due anni a partire dal 2007. Oltre all'importazione degli ortofrutticoli egiziani, è previsto il reclutamento in Egitto di manodopera stagionale per i lavori nei campi italiani. Il progetto, che è stato denominato «Attivazione di sistemi produttivi integrati tra l'Italia e l'Egitto», sarà presentato alla stampa italiana dall'assessore al Mediterraneo della Regione Puglia, Silvia Godelli, e dal vice ministro dell'Agricoltura egiziano, Hamdy Emara, che è anche direttore del Programma di sviluppo rurale della Noubaria occidentale. L'appuntamento con i giornalisti è stato fissato per il 29 giugno prossimo, alle ore 12, nella sede dell'Iam di Bari, a Valenzano.