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14.1.05

Il controllo del mercato delle sementi in Italia

Il mercato in Italia delle sementi di mais è controllato per il 60% dalla multinazionale statunitense Pioneer Hi-Bred; il 20% è riconducibile a Novartis, Monsanto e sementieri francesi.
Il grado di autoapprovvigionamento è pari al 18-20%, in costante calo a partire dall’inizio degli anni ‘90.
E’ mancata una politica di settore idonea e dopo la crisi della Federconsorzi e della Ferruzzi sono mancati soggetti collettivi o privati in grado di garantire i necessari investimenti nella distribuzione.
Per quanto riguarda la standardizzazione delle sementi è opportuno evidenziare che 10 varietà ibride coprono la metà del mercato del mais da granella (forte semplificazione della variabilità genetica della specie).
La ricerca nazionale ha approntato negli ultimi anni una decina di ibridi validi, ma mancando società medio-grandi in grado di competere nella distribuzione non sono stati valorizzati.
In Francia il tasso di autoapprovvigionamento è pari al 60% del fabbisogno, la produzione di seme è curata da consorzi espressione della filiera cerealicola controllati direttamente dai produttori.
Attualmente la produzione di sementi nazionali è concentrata. Sono coltivati 3.000 Ha di mais da seme, per oltre il 50% concentrati nella sola provincia di Cremona (c’è un distretto nazionale per la produzione del seme nelle province di Cremona, Vicenza e Bologna).
Nell’attuale situazione il seme prodotto in Italia è al riparo da contaminazioni OGM.
Per avere un ordine di grandezza delle risorse finanziarie necessarie a rilanciare una significativa produzione nazionale, basti pensare che Pioneer destina circa 150 Mld l’anno per ricerca e sviluppo; occorrerebbero almeno 10 miliardi di investimento iniziale per creare un polo nazionale da affiancare al centro del germoplasma dell’Istituto Sperimentale di Cerealicoltura di Bergamo ma soprattutto sarebbero necessari accordi di filiera simili a quelli francesi.