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28.2.06

Brasile: quando i "MONSANTOS" riscuotono, il contrabbando paga le royalties!

Intervista tratta da: http://www.altragricoltura.org/ogm/ogm-monsanto.htm

La multinazionale Monsanto ha introdotto sementi di soia transgenica di contrabbando in tutto il Brasile, con la complicità delle autorità governative. Ora che il raccolto riempie i silos, Monsanto chiede le royalties. Più o meno come se i ladri riscuotessero IVA al vendere ciò che hanno rubato.
Quali sono le ragioni dell'attuale conflitto tra alcuni produttori di soia del Sud del Brasile e la multinazionale Monsanto?
Questo è qualcosa che già avevamo previsto: alcune cooperative di agricoltori hanno percepito che Monsanto e nessun'altra impresa possiede meccanismi per riscuotere direttamente le sue royalties. Per questo alla Monsanto occorrono le strutture già esistenti tali come cooperative, associazioni, sindacati, e gruppi di agricoltori per poter riscuotere. Monsanto vuole ricevere 0,20 dollari per ogni sacco di soia che arriva nei centri di raccolta, così si scala questa percentuale da ciò che riceverà il produttore. Vuol dire che sono le organizzazioni dei produttori che faranno questo bel servizio alla Monsanto. In realtà questo meccanismo è molto diabolico, perché non si sa in modo certo quale percentuale della soia che si produce sia transgenica, e neppure che percentuale del contenuto di ogni sacco lo sia. Se un 80% è transgenico, l'esattore starà chiedendo un 20% in più. Le cooperative e associazioni non hanno i mezzi per sapere quanto sia transgenico e quanto no, quale sacco contenga soia transgenica e quale no. Se poi si volesse fare il lavoro in forma onesta, come dovrebbe essere, le associazioni sarrebbero obbligate ad acquistare i kits che vende la stessa Monsanto per fare le analisi e sapere quale è transgenico e quale no. Ma questo è un costo in più, un equipaggiamento che vende la stessa Monsanto che garantisce in questo modo la sua partecipazione nel sistema di commercializzazione della soia. Senza questo kit per l'identificazione non vi sono garanzie. L'interesse della Monsanto non è il riscuotere più o meno royalties, quello che vuole è partecipare, essere dentro per andare avanti ed arrivare ad un controllo totale.
Quale è stato il fatto che ha scatenato questa polemica?
E' successo che una cooperativa al Nordovest di Rio Grande del Sur ha ottenuto un ordine giudiziale che la esenta dal pagare le royalties. Monsanto è attualmente l'unico produttore di questa semente ed ha assicurato il suo affare, il suo commercio; ma se osserviamo che monopolizza anche la vendita dell'erbicida, può sommare la vendita del chimico alla vendita della semente e in più la certificazione finale, vedremo che in realtà ha un gruppo di servizi connessi con la produzione della soia. Allora alcuni agricoltori incominciano a rendersi conto che il loro reddito dipende dal clima, però la parte della Monsanto è ogni volta più sicura perché non partecipa alla produzione ma alla commercializzazione ed ai servizi aggregati. Adesso riscuotono royalties per la tecnologia, e poi sarà per un'altra e poi un'altra ancora, legate a catena, fino ad arrivare al meccanismo dei grandi supermercati, dove, per poter mettere i loro prodotti, i fornitori dovranno pagare un "pedaggio" sotto forma di registro che a volte raggiunge la cifra di varie decine di migliaia di dollari. Questo sta creando adesso molte polemiche.
Con quali argomenti la giustizia afferma che gli agricoltori non debbono pagare?
Non è mai stato permesso che Monsanto vendesse la sua tecnologia agli agricoltori di Rio Grande del Sud, pertanto non può pretendere di riscuotere su quello che non poteva commercializzare. Inoltre queste sementi sono state contrabbandate da Argentina ed ancor oggi è illegale. In più la legge 11.092 approvata dal Presidente Lula poco tempo fa stabilisce che per riscuotere le royalties, le imprese devono presentare una ricevuta fiscale della vendita delle sementi, e siccome la vendita non era stata autorizzata fino ad ora, con maggior ragione non si possono pretendere dei regali. Monsanto non ha mai riconosciuto di aver fatto contrabbando di sementi, ma tutti sanno che così è stato. Quando Monsanto mandò a prendere illegalmente sementi in Argentina, non riconobbe lo Stato nazionale perché riconosce solo la sua tecnologia, il suo prodotto e l'esistenza di un mercato. Il nuovo ordine commerciale mondiale implica che nessuno stato può regolare la libertà commerciale delle transnazionali. Il potere della lobby è talmente chiaro che l'ambasciatore degli USA in Brasile si sentì libero di consigliare pubblicamente al Parlamento di non includere quell'articolo nella legge perché potrebbe pregiudicare la Monsanto. Se si danneggia la Monsanto si danneggiano gli Stati Uniti.
Quanto denaro rappresenterebbero queste royalties?
Ci sono più o meno 70 milioni di tonnellate di soia, ogni sacco contiene 60 chili, ciò da' approssimativamente circa 230 milioni di dollari. Ciò che sta succedendo assomiglia abbastanza a ciò di cui abbiamo parlato tre o quattro anni fa. Esattamente, ed è l'inizio del processo. Entro tre anni saremo come l'Argentina: non esisterà in Brasile neppure un granello di soia non transgenica. Stiamo andando inesorabilmente sulla stessa strada. Se qualcuno trova oggi un solo sacco di soia non transgenica in Argentina, bisogna dichiarare che è un miracolo divino, neppure l' Istituto Nazionale di Tecnologia Agraria, nessuno ne ha un solo granello. La pressione delle multinazionali è così, ha il dominio totale nell'inesistenza di alternative indipendenti. E' stata la lotta che abbiamo dato qui, e il grande tradimento del governo dello stato di Rio Grande del Sud è stato dire che affrontava il nemico quando in realtà lo ha sempre avuto come alleato.
La penetrazione di Monsanto in Brasile allora è completa?
Possiamo dire che oggi il Brasile non ha spazio per tenere soia che non sia transgenica, questa è la grande sconfitta. Caso mai fosse poco, il governo cinese è venuto in Brasile esigendo dalle autorità locali la garanzia documentata che la soia brasiliana non danneggia la salute. Chi ha fatto il contrabbando sono state Monsanto e Cargill, il governo non le ha punite e adesso il governo firma un compromesso di quel tipo. Se un domani la soia danneggerà i cinesi, chi li dovrà indennizzare non sarà la Monsanto ma il popolo brasiliano perché questo governo si è assunta la responsabilità del prodotto delle sementi contrabbandate. La cosa è talmente incredibile che uno non riesce a capire che cosa passa per la testa di questi signori in quei momenti in cui firmano. La società dovrebbe stare discutendo di tutto questo, ma non lo fa. E' come se fossimo in Palestina e i Monsanto volessero crocifiggere Cristo, gli statunitensi dell' impero di Bush se ne lavarono le mani e noi stiamo qua a discutere se usare chiodi da 10 o da 20. E noi che cerchiamo di creare una coscienza riguardo a queste cose siamo qualificati come ' ideologici ', ' comunisti retrogradi ', ' socialisti...', pazzi, e non c'è un solo studio sugli impatti di questa situazione. Le cose sono così folli che, per esempio, Monsanto è stata da poco multata dal governo di Indonesia per aver corrotto un ministro dell'agricoltura. Invece di tirarsi indietro Monsanto fece stabilire al Congresso degli Stati Uniti che i Parlamentari dovevano aiutarlo per non pagare la multa perché sarebbe stato sconveniente per tutto il Paese. Queste discussioni dovrebbero succedere a Davos, perché stiamo parlando di pirateria, di corruzione, di subordinazione, di contrabbando. E' questo uno sporco gioco, ma l'etica attuale lo permette. La lotta ai transgenici viene perciò indebolita. Infatti è molto indebolita perché i mezzi di comunicazione stanno dalla parte di chi paga la propaganda, le autorità sono subordinate al capitale, i fiumi sono privatizzati per trasportare soia, così come i porti. Non c'è interesse per affrontare questa biotecnologia industriale. Non sono pessimista perché credo che la polemica sbocciata ora porterà a molti ragionamenti e riflessioni come queste: Cargill, Monsanto e Carrefour hanno interesse che esista soia organica di qualità, e che esista soia transgenica in grande quantità. Il paese che abbia le condizioni per produrre soia organica guadagnerà molti soldi, ma sarà sempre sotto il dominio delle imprese menzionate. E' da lamentare il fatto che dovuto alla struttura del possesso della terra in Rio Grande del Sud e di Santa Catarina, non abbiamo la scala del Matto Grosso del Sud, dove si mettono a lavorare in linea 40 raccoglitrici in una proprietà di 1.200.000 ettari piantate a soia transgenica. Noi dovremmo seminare solo soia organica, perché i terreni sono molto più piccoli. Ma questo è stato impedito e adesso abbiamo questa catastrofe. Rimarremo fuori dal mercato. La OMC ci dice che non comprendiamo bene il mondo attuale, ma noi già sappiamo, sono 500 anni che lo sappiamo.
Sebastião Pinheiro, ambientalista, ingegnere agronomo e professore della Università del Rio Grande do Sul (UFRGS)