Agribosco: biologia e sementi
Dalle valli dell’Eugubino l’esperienza di un consorzio di produttori capace di espandersi in mezza Italia con una ricetta accattivante, che unisce agricoltura biologica, cura del territorio, certificazione dell’intera filiera e rapporto con i consumatori improntato alla massima chiarezza. L’esperienza di AGRIBOSCO si è tradotta in un ampio catalogo di prodotti disponibili nei negozi specializzati e ordinabili anche via internet, con una particolarità unica: la riscoperta e la valorizzazione delle antiche sementi italiane.
C’era una volta il grano. Poi, nel 1944, la Rockfeller Foundation iniziò a sperimentare in Messico quella che nel giro di pochi anni il mondo avrebbe conosciuto come “Rivoluzione verde”. Potrebbe iniziare così la storia del come l’uomo sia riuscito, nel giro di mezzo secolo, a moltiplicare la produttività dei raccolti a forza di iniezioni massicce di fertilizzanti chimici, macchinari pesanti, pesticidi, erbicidi e ibridi, le nuove razze frutto di complicate riproduzioni incrociate per raggiungere in una singola varietà la combinazione di tutte le caratteristiche desiderate. I suoi più convinti fautori attribuiscono alla Rivoluzione Verde il merito di aver salvato dalla fame intere nazioni. I critici, però, ricordano anche altri effetti collaterali: l’inquinamento, il degrado del suolo, lo strapotere delle multinazionali proprietarie delle sementi, l’uso sempre più intenso di energia e la drastica scomparsa di quella biodiversità che per millenni aveva reso il grano di una regione diverso da quello delle altre. Eppure non tutto è stato cancellato, da una strage di cui quasi nessuno parla ma che fa invidia a quella delle specie animali in via d’estinzione. Storie locali ancora resistono tenacemente, a volte grazie all’intelligenza di agricoltori capaci di percorrere strade alternative a quella della grande “rivoluzione”. Qualche anno fa nelle valli dell’Eugubino, nel cuore dell’Umbria, alcuni agricoltori “controcorrente” si sono imbattuti in due popolazioni di Farro Triticum Dicoccum mai modificate né incrociate dall’uomo. È iniziata così la storia della AGRIBOSCO e del suo progetto “Sementi antiche”, che ha permesso di individuare qualcosa come seicento diverse varietà che sono state poi attentamente studiate per scegliere quelle che meglio si sarebbero prestate a un progetto di semina in campi sperimentali. Oggi, riportate e conservate in purezza, una ventina di quelle varietà rappresentano il tesoro più prezioso della AGRIBOSCO, il Consorzio agrobiologico che ha saputo trasformare i grani antichi da reperto archeologico in risorsa per il territorio e grande strumento di tutela della salute.“Non è un caso – spiega Marzio Presciutti Cinti, direttore generale della AGRIBOSCO, che proprio a partire dagli anni Cinquanta il mondo occidentale abbia conosciuto un aumento vertiginoso della celiachia e di molte altre intolleranze alimentari. Certamente questo è un indice del deterioramento dell’ambiente in cui viviamo, tuttavia sarebbe riduttivo non considerare anche ad altre cause. Sono in molti infatti a pensare che questi problemi alimentari sono anche il risultato diretto delle modifiche introdotte nel grano per aumentare la produttività delle coltivazioni e migliorare il rendimento delle materie prime nei moderni processi di trasformazione. Portando un esempio concreto, basti pensare che nei grani duri moderni l’indice glutinico – che per dirla in modo semplice è un valore che permette di valutare la tenacità degli impasti di farina – assume sempre valori che partono 50 per arrivare anche a 120. Ebbene, nel Farro Triticum Dicoccum l’indice di glutine difficilmente supera il valore di 12. Questa differenza ha aperto il fianco a numerosi studi in materia di nutrizione che stiamo conducendo in collaborazione con due importanti centri di ricerca di livello nazionale, i quali anche se non ancora conclusi già evidenziano che certe varietà di Farro Triticum Dicoccum posseggono delle interessantissime prospettive”. Forse potrebbe bastare questo a giustificare l’importanza di un progetto scientifico, ma significherebbe trascurare il suo primo risultato pratico: incentivare la sopravvivenza delle aziende agricole in territori marginali e difficili, come le valli dell’Eugubino Gualdese da cui il Consorzio Agribosco è partito per poi estendersi al resto dell’Umbria e pian piano a Lazio, Toscana, Marche, Lombardia e Piemonte. Oggi producono farro, orzo, legumi (fagioli, lenticchie, ceci, cicerchia), mieli, confetture, composte, condimenti mediterranei, con una ricca serie di proposte consultabili e ordinabili dal sito internet del Consorzio, che oggi aggrega una settantina di aziende partecipi di un unico progetto imperniato su poche ma chiare parole d’ordine: agricoltura biologica, cura del territorio, certificazione dell’intera filiera e rapporto con i consumatori improntato alla massima chiarezza. Ben al di là di quel che la legge obbliga a fare. “Chi compra i nostri cereali e legumi secchi, le nostre farine, i legumi pronti in brodo vegetale, oppure i nostri ottimi piatti pronti a base di farro, non trova codici astrusi in etichetta ma una carta d’identità semplice e diretta. C’è scritto chi ha coltivato il prodotto, dove è stato coltivato e anche per quale quantità. Il tutto garantito dal marchio del nostro Consorzio e nel rispetto dello standard UNI 10939/01 sulla rintracciabilità totale della filiera agroalimentare”. Ma come è possibile garantire senza margini di errore che un vaso di legumi pronti venga proprio da quel singolo produttore e non da uno qualsiasi dei vostri consorziati?“ È molto semplice. Ogni singolo carico che arriva dalle nostre aziende viene immagazzinato e quindi lavorato separatamente dagli altri, seguendo un processo di tracciabilità della filiera agroalimentare certificato secondo la norma UNI 10939/01. Consideri che ogni prodotto in ingresso è stoccato in big bags da 10 ql ognuno, così da poter separare puntualmente ogni partita. Questo naturalmente significa che il rapporto con le aziende nasce ben prima del raccolto. “Sì, anzi una delle idee forti che ci hanno guidato in questi anni è stata quella di vincolare le aziende agricole con un contratto in esclusiva che le impegna a utilizzare solo le sementi certificate dalla Agribosco e a rispettare i vincoli di un dettagliato disciplianare di produzione, offrendo loro in cambio la sicurezza di lavorare con un contratto di coltivazione che garantisce la giusta remunerazione delle loro fatiche. È una scommessa coraggiosa, ma che ci ha consentito di creare una base di produttori che condividono i nostri principi e i nostri progetti, garantendo parallelamente la presenza e il lavoro dell’uomo in ambienti che rischiavano di essere abbandonati”.Perché i prodotti a marchio AGRIBOSCO non si incontrano nella grande distribuzione?“ È una scelta voluta e dettata dal desiderio di eliminare tutti quei passaggi intermedi che finiscono per pesare sul prezzo finale del prodotto da agricoltura biologica rendendolo inavvicinabile per molti consumatori. Grazie al nostro progetto abbiamo creato un esempio virtuoso di filiera corta che garantisce ogni passaggio, dalla semina alla trasformazione fino alla distribuzione, permettendo di avere prodotti di alta qualità a prezzi spesso inferiori a quelli a cui siamo abituati. AGRIBOSCO distribuisce direttamente in tutta Italia grazie a una cinquantina di punti vendita specializzati nel biologico. Per chi poi non dovesse trovarli nel proprio negozio di fiducia, i prodotti Agribosco sono facilmente raggiungibile anche via internet grazie al nostro sportello di e-commerce”.Un obiettivo per il 2006?“Il progetto “Sementi antiche” prosegue, anche con l’obiettivo di individuare le varietà che meglio si confanno alla localizzazione di ogni nostra singola azienda. Ma non meno importante per noi è far comprendere che il biologico deve vivere di un rapporto di fiducia tra produttori e consumatori che quasi sempre vale più della certificazione agli occhi del pubblico. Ecco perché guardiamo oggi con particolare attenzione al mondo dei Gruppi d’acquisto, che condividono la nostra attenzione alla tutela della natura e possono rappresentare uno strumento fondamentale per garantire la sopravvivenza delle aziende. Con un invito a tutti: le nostre porte sono sempre aperte, basta prendere la strada per Gubbio e venire a toccare con mano la bellezza di questo progetto”.
Articolo su http://sementi.blogspot.com/
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