Informazioni sull'import export di sementi e sui volumi di acquisto e vendita online di semi.

28.12.04

Efficaci misure di sicurezza in Europa contro la contaminazione delle sementi

La DG Ambiente ed la Commissaria Wallström presenteranno prossimamente una Direttiva sulla “presenza casuale” (cioè contaminazione) di OGM in sementi non-GM. Sotto la soglia proposta (0,3% per la colza, 0,5% per mais, patata, barbabietola, pomodoro e cicoria e 0,7% per la soia) NON c’è obbligo di etichettatura come semi contenenti OGM. Queste soglie legalizzerebbero una contaminazione massiccia delle sementi convenzionali, con la conseguenza di eliminare la distinzione tra agricoltura OGM e non-OGM e con gravi conseguenze, tra l’altro, per la sicurezza dell’occupazione nel settore agroalimentare, visto che i consumatori europei hanno rifiutato gli OGM. La minaccia è molto grave. Le soglie proposte intaccano anche le soglie nella normativa attuale dell’UE per l’etichettatura di alimenti e mangimi trasformati. L’UITA e la sua organizzazione regionale europea EFFAT approvano l’attuale legislazione dell’UE sulle soglie e le etichettature per gli OGM, nell’interesse del diritto dei consumatori di sapere cosa mangiano ma anche perché queste norme sull’etichettatura sono una garanzia importante per la sicurezza dell’occupazione nel settore agroalimentare, già gravemente colpito dall’allarmismo e dalle crisi negli ultimi anni. I sindacati dell’alimentazione in Italia hanno negoziato coi datori di lavoro contratti collettivi dove si afferma la tutela dei prodotti esenti da OGM, secondo le esigenze dei consumatori. Se la direttiva proposta permettesse l’introduzione di quantità rilevanti di contaminazione da OGM nelle sementi questi accordi non sarebbero più sostenibili. La difesa dell’approvvigionamento in sementi non contaminate è anche essenziale per spingere l’agricoltura a privilegiare la riduzione dell’uso di insetticidi, a migliorare la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente oltre che a promuovere il lavoro rurale. I Segretari generali dell’UITA e dell’EFFAT hanno inviato una lettera congiunta ai Commissari dell’UE interessati, informandoli della nostra forte opposizione alle soglie proposte e del nostro appoggio ad una Direttiva più severa, come adeguata salvaguardia dell’approvvigionamento di sementi non-OGM. Il testo della lettera in inglese, francese, spagnolo o tedesco si trova in questo sito web, cliccando sulla pagina della lingua voluta.

23.12.04

Divario delle vendite tra le sette multinazionali del settore agricolo

Il divario delle vendite tra le sette maggiori multinazionali del settore agricolo e biotecnologico si è ristretto in quest'anno. La Syngenta ha continuato a mantenere i guadagni più alti: 5.4 miliardi di dollari grazie alle vendite di pesticidi e sementi. Comunque l'acquisto annunciato della Aventis da parte di Bayer potrebbe aumentare i ricavi della Bayer fino a 6 miliardi di dollari per l'anno 2002, togliendo così il primato alla Syngenta.

La BASF, una multinazionale tedesca, ha registrato il più alto incremento delle vendite in percentuale: 39.4%, grazie anche all'acquisto della Cyanamid, una multinazionale americana. Nel 2001 le vendite della BASF in America settentrionale sono cresciute del 65%, in Europa del 45%, in America Latina del 6.5%. La vendita di erbicidi BASF è aumentata del 47.3%, del 27.5% quella dei funghicidi, mentre insetticidi e altri tipi di pesticidi del 53.5%.

La Dow AgroSciences ha registrato un incremento dell'11%, il 9% del quale è attribuito all'acquisto della multinazionale americana Rohm and Haas. La Bayer e la Aventis hanno registrato un aumento stabile delle vendite di erbicidi e funghicidi in Europa, Nord America e America Latina. I maggiori erbicidi della Bayer (Confidor, Gaucho, Admire e Provado) hanno aumentato le vendite del 5% (pari a 540 milioni di dollari). Le vendite del funghicida Bayer Folicur sono aumentate anch'esse del 5% (pari a 240 milioni di dollari).

Gli erbicidi della Aventis hanno aumentato le vendite dell'8%, gli insetticidi del 7.5%, mentre i funghicidi sono rimasti ai livelli del 2000. I quattro maggiori pesticidi della Aventis coprono il 47% delle vendite nel 2001.

Nonostante abbia mantenuto le vendite più alte in assoluto, la Syngenta (nata dalla fusione di Novartis e AstraZeneca) ha subito il maggior decremento percentuale delle 7 multinazionali. In totale, le vendite di sementi da parte della Syngenta sono diminuite dell'2.1% (le vendite sono state pari a 938 milioni di dollari). Tuttavia la vendita delle sementi geneticamente modificate ha continuato ad aumentare, arrivando a coprire il 17% di tutte le vendite di sementi della multinazionale.

La Monsanto ha subito le perdite maggiori: i guadagni sono diminuiti del 3.3%, mentre la vendita del suo famoso erbicida RoundUp Ready (glifosato) è scesa dell'8% (le vendite hanno totalizzato 2.4 miliardi di dollari). Le vendite del RoundUp sono diminuite soprattutto in America Latina e Asia. Il RoundUp e' usato nelle piantagioni geneticamente modificate resistenti a questo erbicida.
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La vendita delle sementi nel 2003

L'Istat (www.istat.it) presenta i principali risultati sulla vendita delle sementi nel 2003. La rilevazione è censuaria e riguarda tutte le imprese che operano con il proprio marchio o con marchi esteri nell'immissione al consumo dei prodotti sementieri.
L'indagine rileva la distribuzione delle sementi di tutte le specie, compresi i semi di "fiori e piante ornamentali" e quelli di "altre piante"; in tal modo risulta possibile fornire i dati complessivi sulla commercializzazione sementiera per comparto ed in totale.
Con il termine semente o seme vengono indicate varie tipologie di prodotti. In particolare, le sementi di cereali sono utilizzate indistintamente per la produzione di granella e di foraggio.
Le sementi ortive possono essere impiegate sulle medesime superfici due o più volte nel corso della stessa annata agraria. Fra gli ortaggi sono compresi anche i legumi, sia quelli destinati al consumo fresco che quelli utilizzati come granella secca.
La capacità germinativa delle sementi varia da specie a specie e può durare anche per più anni. Pertanto, l'anno di distribuzione può non coincidere con quello di produzione o di importazione.
Le quantità di sementi distribuite fanno riferimento all'anno solare (diversamente dai dati di superficie seminata che si riferiscono all'annata agraria - 1 novembre/30 ottobre dell'anno successivo).
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17.12.04

Riso: in dieci anni aumentate del 70% le importazioni in Europa

In dieci anni sono aumentate del 70% le importazioni di riso in Europa.
Il settore del riso è quello che più ha risentito, negli ultimi dieci anni, dell'effetto del processo di globalizzazione dei mercati agroalimentari". Lo ha detto il direttore generale della Confagricoltura, Vito Bianco, intervenendo oggi a Pavia alla Tavola Rotonda "La promozione del riso italiano nel processo di globalizzazione dei mercati". I dati parlano chiaro: dal 1995, anno di prima applicazione dell'accordo sottoscritto con il negoziato dell'Uruguay Round, al 2003 le importazioni europee di riso del tipo indica hanno subito un aumento del 70%, passando da 525.00 a 888.000 tonnellate. Nello stesso periodo il consumo interno di riso è rimasto stabile a 1,7 milioni di tonnellate. "Questo processo di apertura del mercato mondiale - ha detto Bianco - non ha avvantaggiato le esportazioni europee di riso: nel 1995 abbiamo esportato 325.000 tonnellate e nel 2003 siamo ancora fermi a 320.000 tonnellate". Altri Paesi hanno beneficiato del processo di globalizzazione. Gli Stati Uniti negli ultimi quattro anni hanno visto aumentare le loro esportazioni di riso di oltre il 20% e hanno superato la Cina come volumi esportati. Di contro l'Unione europea si colloca ai primi posti come paese importatore. Nel 2003 è stata il sesto principale acquirente sul mercato internazionale del riso. Il processo di apertura del mercato internazionale del riso è evidente. Tra il 2000 e il 2003 gli scambi mondiali di sementi sono aumentati del 12,3%, passando da 22,8 a 25,6 milioni di tonnellate. E, nel solo 2003, l'incremento dei flussi commerciali di sementi ha sfiorato il 3%. "Siamo in presenza ormai di un fenomeno che difficilmente potrà essere arginato " ha detto Bianco - anche perché la recente riforma della politica agricola comune e il negoziato in corso nell'ambito del "Doha Round" rafforzano questo processo di internazionalizzazione degli scambi". Bianco ha inoltre ricordato che in questo momento il mercato internazionale del riso è caratterizzato dalla prevalenza della domanda rispetto all'offerta. Le statistiche della Fao dicono che il consumo mondiale si colloca intorno ai 415 milioni di tonnellate all'anno, mentre la produzione dal 2001 non riesce ad oltrepassare la soglia dei 400 milioni di tonnellate. Sono quattro anni che le scorte mondiali di riso subiscono un ridimensionamento e questo avviene, soprattutto, nei principali Paesi produttori e consumatori a livello mondiale, a cominciare dalla Cina. Nel contempo, altri grandi Paesi produttori come India, Usa, Tailandia, hanno registrato sostanziali avanzamenti sullo scenario mondiale. "E' evidente " ha detto Bianco - che in queste condizioni il mercato internazionale di sementi registri quotazioni elevate rispetto alla media e ciò si riflette anche sull'equilibrio del mercato europeo". Per questo Confagricoltura ritiene assolutamente necessari interventi di stabilizzazione e di governo dell'offerta, in modo da garantire un equilibrato rapporto con la domanda. "In particolare " ha concluso il direttore generale della Confagricoltura - il negoziato in corso tra la Commissione europea, gli Stati Uniti e la Tailandia, per la fissazione del regime di accesso del riso dal mercato internazionale, deve essere portato avanti senza cedimenti e senza concedere ai nostri concorrenti agevolazioni tariffarie, che potrebbero ulteriormente compromettere l'equilibrio del mercato europeo".
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14.12.04

Riunione tecnica FIAO (SEMENTI, IMPORT, EXPORT)

Il 27 febbraio si è riunito il Comitato Tecnico della Federazione per esaminare alcune questioni di particolare rilievo, in particolare riguardo l'applicazione della normativa europea, gli adempimenti regionali e l'importazione - esportazione. Riguardo al primo punto sono stati esaminati gli aspetti interpretativi connessi alla cessazione della deroga per l'introduzione di suinetti convenzionali in allevamenti biologici e le problematiche create dalle nuove disposizioni in merito all'utilizzo di sementi che, anche se convenzionali, possono essere trattate solo con prodotti ammessi. Oltre a definire posizioni e interpretazioni comuni, il Comitato Tecnico della Federazione intende sollecitare il MiPAF a convocare urgentemente un tavolo sulla questione delle sementi. Per ciò che riguarda gli adempimenti regionali la Federazione rileva con preoccupazione il permanere di una forte disomogeneità di comportamenti e di modulistica (importazione ed esportazione), oltre a una deleteria confusione in materia di responsabilità. Nel ribadire le posizioni da tempo assunte su temi quali l'attestazione unica, la gestione degli obblighi relativi all'esportazione delle sementi e in materia di PSR, FIAO auspica che l'attuazione della legge delega possa essere l'occasione per semplificare e uniformare l'intero sistema di adempimenti che interessano il settore. Infine, per quanto riguarda in particolare le problematiche riguardanti le importazioni verso la Svizzera, si chiederà all'Autorità competente nazionale di intervenire per chiarire alcune procedure al momento applicate non in maniera chiara.

3.12.04

Agrumi: saldo commerciale sempre più in rosso

Confagricoltura informa che nel 2003 l'import di agrumi ha praticamente doppiato l'export.
Allarme lanciato dalla Confagricoltura (www.confagricoltura.it), che ne individua le cause. Dal 2000 al 2003 " spiega l'Organizzazione agricola - c'è stato un peggioramento continuo del saldo import export dovuto sia a fattori legati alla produzione, sia a fattori contingenti, quali la scarsa organizzazione logistica e la bassa promozione sui mercati internazionali. Senza sottovalutare i problemi legati alla concorrenza della Spagna che sfrutta la posizione dei porti meridionali, come quello di Murcia, dai quali importiamo ogni giorno quantità enormi di agrumi dai Paesi terzi (soprattutto Sud-America e Marocco), che vengono rivenduti sul mercato europeo come prodotto comunitario.

1.12.04

2003: per gli scambi di sementi le importazioni corrono di più delle esportazioni

Dopo un 2002 che aveva visto in contrazione sia le importazioni, che le esportazioni di sementi da parte dell’Italia, il 2003 ha registrato una sensibile ripresa degli scambi: le importazioni sono salite del 5% circa, superando in valore i 260 Meuro, mentre le esportazioni sono passate a 125 Meuro, con un aumento di circa il 2,3%.
Lo rende noto l’AIS, Associazione italiana sementi, commentando i dati annuali ISTAT sugli scambi commerciali del 2003. A giudizio dell’AIS il sensibile aumento in valore delle importazioni è dipeso soprattutto dalle sementi di mais e di bietola da zucchero. Le esportazioni hanno invece risentito delle scarse produzioni quantitative ottenute la scorsa campagna a causa della grave siccità; solo le foraggere e la bietola da zucchero, quest’ultima grazie al forte aumento delle superfici portaseme, hanno consentito di recuperare i risultati negativi degli altri settori.
In materia di fabbisogno di sementi, l’Italia presenta da anni un deficit strutturale importante per mais, soia, patate da seme, graminacee foraggere e legumi. I settori del riso e del frumento duro invece sono gli unici per i quali il bilancio degli scambi è nettamente a favore delle esportazioni. Con le sementi di foraggere solo per l’erba medica gli scambi tendono sostanzialmente a bilanciarsi. Per la bietola da zucchero e le ortive, l’Italia riesce a moltiplicare e ad esportare volumi considerevoli di sementi sia in quantità che come valore, un risultato tuttavia annullato dalle importazioni che per le orticole sono destinate in particolare al mercato professionale. Tutti i dati sugli scambi italiani di sementi sono disponibili sul sito dell’AIS, all’indirizzo: www.sementi.it

Articolo di http://sementi.blogspot.com

I prodotti stranieri invadono i mercati

Formaggi e vino dal Giappone, pomodori dalla Cina, uva dal Cile e dall’Africa, arance e mandarini dalla Cina, dall’Argentina, dal Venezuela e dal Marocco, mele dalla Repubblica Ceca e dalla Cina, patate dalla Polonia, olive e olio dalla Tunisia, dall’Algeria, dal Libano e dal Marocco, nocciole dalla Turchia, latte dalla Polonia, dalla Slovenia e dalla Svezia. Ormai è una vera e propria invasione. Il mercato agro-alimentare italiano è diventato terra di conquista, mentre i nostri produttori fanno i conti con prezzi stracciati e redditi dimezzati. Nel Paese si mangia sempre meno “made in Italy” e gli scaffali dei negozi e dei supermercati sono stracolmi di prodotti alimentari esteri. Una presenza che in questi ultimi anni è cresciuta in particolare nel settore dell’ortofrutta. Sta di fatto che l’export-import di questo importante comparto ha segnato per la prima volta un preoccupante disavanzo. A lanciare l’allarme è la Cia-Confederazione italiana agricoltori che oggi è mobilitata in tutte le regioni con manifestazioni in più di cento città per richiamare l’attenzione del Governo, delle Istituzioni nazionali e locali, dell’opinione pubblica sui gravissimi problemi che il mondo agricolo è costretto ad affrontare.

Cereali, semine autunnali

“La contrazione negli investimenti a frumento duro potrebbe andare ben oltre quanto finora temuto. Mentre gli agricoltori manifestano un certo interesse per frumento tenero ed orzo, le intenzioni di semina per il frumento duro sono in caduta verticale”. A lanciare l’allarme è l’AIS - Associazione italiana sementi, in relazione alle semine cerealicole autunnali oramai pienamente avviate.
“A seguito del disaccoppiamento degli aiuti, le stime indicavano per il frumento duro un calo tra il 20 e 30% delle superfici coltivate" – sottolinea Bruna Saviotti, Presidente AIS. “Purtroppo, le percezioni che abbiamo in base alle vendite di seme certificato fanno temere una contrazione ben maggiore”.
“Corriamo il rischio concreto che le filiere tipiche del grano duro e della pasta italiana vengano snaturate, – prosegue Saviotti – dobbiamo quindi sollecitare gli agricoltori a non abbandonare questa coltura, c’è ancora tempo per le semine. Dobbiamo spiegare bene loro che con l’impiego di semente certificata possono incassare anche il premio qualità comunitario di 40 €/ettaro, nonché il premio supplementare assicurato dall’Italia con l’applicazione dell'art. 69. C’è inoltre la convinzione che i prezzi di mercato il prossimo anno possano essere migliori”.